Scherzi della congiuntura: balzo dell'industria, ma la Moda scende

  • Home
  • News
  • Scherzi della congiuntura: balzo dell'industria, ma la Moda scende
Scherzi della congiuntura: balzo dell'industria, ma la Moda scende

A sorpresa, l'indice Istat della produzione industriale italiana ha registrato, ad Agosto 2016, un aumento significativo sia rispetto a Luglio 2016 (+1,7%) sia, soprattutto, rispetto ad Agosto 2015 (+4,1% tendenziale). I maggiori contributi alla buona performance complessiva provengono dai comparti dei beni strumentali ed intermedi. I beni di consumo registrano, invece, un calo sia congiunturale che tendenziale. L'analisi per settore di attività conferma la crescente divaricazione fra comparti in netta crescita - la fabbricazione dei mezzi di trasporto registra un +19,2% da Agosto 2015 ad Agosto 2016, quella dei prodotti in metallo un +13,7% e quella dei macchinari e attrezzature un +11,7% - ed altri, riconducibili al tradizionale Made in Italy, in vistoso calo (nel mezzo, l'agroalimentare è sostanzialmente stabile).

La Moda, in questo contesto, è una delle filiere più in sofferenza. Il settore delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori, pur registrando valori congiunturali di sostanziale stabilità (tra Luglio e Agosto 2016 la produzione industriale non è diminuita nè aumentata, mentre nell'ultimo trimestre è pure aumentata dell'1% rispetto al trimestre precedente), in termini tendenziali vede una contrazione del 5% da Agosto 2015 ad Agosto 2016 (la media dei primi 8 mesi del 2016 è, poi, inferiore del 2,9% rispetto a quella dei primi 8 mesi del 2015).  

Il Sole 24 Ore, poco prima dell'uscita dei nuovi dati Istat, scattava una fotografia simile del sistema industriale italiano attraverso l'analisi della banca dati MISE sui Tavoli di Crisi. Da un lato, una manifattura competitiva ed orientata a Industria 4.0. Dall'altro lato, le imprese in difficoltà che, spesso, appartengono invece ai distretti e filiere del Made in Italy e faticano a reggere l'urto della competizione internazionale. Sono 145 (a Giugno 2016) i Tavoli di Crisi istituiti dal Ministero dello Sviluppo Economico, con una presenza significativa (8%) di imprese in difficoltà riconducibili ai settori del tessile e calzature.

Secondo il Ministero, le crisi nascono soprattutto per ragioni finanziarie, non dipendenti dalla congiuntura (anche in contesti di mercato in ripresa). I funzionari rilevano che spesso manca la volontà di rischiare mettendo in campo nuovi progetti. La penalizzazione del parcellizzato sistema produttivo italiano, particolarmente nei settori del Made in Italy, è poi data dal fatto che le maggiori occasioni di dinamicità sono appannaggio delle grandi imprese.

Secondo il prof. Franco Mosconi (Università di Parma), è evidente la riduzione della capacità produttiva di industrie tipiche dell'Italia come il legno-mobile ed il tessile-abbigliamento. Egli sottolinea, peraltro, che altri settori sono in crescita: ad esempio, la farmaceutica e l'automotive. Il problema non riguarda, tuttavia, la scelta di settori da salvare o da lasciar morire. La vera divaricazione si verifica all'interno di ciascun settore di attività, fra l'insieme delle imprese competitive e quello di chi fatica a mantenere le proprie quote di mercato.

Fonti dei testi:

  • "Statistiche Flash: Produzione industriale Agosto 2016", bollettino Istat pubblicato il 10 Ottobre 2016
  • "Le PMI fragili sul lato finanziario", articolo del Sole 24 Ore del 9 Ottobre 2016

Fonti delle immagini:

  • "Statistiche Flash: Produzione industriale Agosto 2016", bollettino Istat pubblicato il 10 Ottobre 2016

RIPRODUZIONE RISERVATA